San Luca dipinge la Vergine

A Selvaggia, la mia gattina rossa, divenuta Piuma, che ora dorme sotto la magnolia, tra le radici dell’edera e delle viole.

 

San Luca dipinge la Vergine nel racconto di un gatto *

 

Vado in cerca di tepore dopo il freddo della notte. Conosco un posto dove le pietre sono già illuminate dal sole. Calde. Incantate. È là che mi dirigo.  Rasente ai muri risalgo vicoli umidi e muschiosi, ancora in ombra, in cui si aprono varchi e passaggi ben nascosti, mio abituale terreno di caccia. Con un salto guadagno gli spalti merlati di un antico palazzo. Nella luce.

Il cielo aperto, di un azzurro morbido senza nuvole, annuncia un giorno quieto, pieno di colori. Due persone, un uomo e una donna appoggiati alle mura, conversano sottovoce guardando il canale che scorre placido davanti a loro. Non ne sono intimorito. Non fanno caso a me. E comunque mi basterebbe davvero poco per sottrarmi alla loro vista, balzare nel piccolo giardino interno. Già tiepido. Dove mi rotolo tra piccoli fiori per il mio mattutino bagno di polvere, e strofino la gola contro i gambi legnosi delle rose. Con che piacere. Mai a nessuno parlerò di questo luogo. È un segreto solo mio. Sono di casa qui. Questo luogo mi è congeniale.

   Dopo la pulizia mattutina mi rialzo soddisfatto, il mio pelo ha perso l’odore del buio, dell’umidità degli scantinati, delle taverne, delle cucine che si portava addosso, è lucido, pulito. Raggiungo la stanza aperta sul loggiato, e fermo sulla soglia assaporo l’aria sacra che la pervade, dove niente di male, di malvagio può accadere. Tutto è silenzio e ordine. Tutto è quiete e mistero. Le cose sono pacifiche, non chiedono, non fanno strepito, non vogliono essere notate a tutti i costi, stanno al loro posto.  Sono piccole cose perfette. Preziose. Buone. Tutto è come ieri. E l’altro ieri. E l’altro ieri ancora. Tutto sarà così anche domani. La Vergine è seduta sotto il baldacchino di broccato, sull’ultimo gradino del trono di legno e si appresta ad allattare il Bambino Gesù. Un bambino nudo che non piange, non si agita, le manine aperte e gli occhi assonnati, e Luca, l’evangelista, avvolto nelle sue vesti rosse, le è inginocchiato davanti e traccia su un foglio i primi segni di uno schizzo. Io entro in questa scena di intimità e raccoglimento con passi felpati, e la mia ombra si disegna sul pavimento lucido, piastrellato. Ma non vado in giro per la stanza, non mi intrufolo nello studiolo pieno di curiosità di san Luca, mi accosto alla Vergine. Quando le sono vicino provo come sempre il desiderio di accoccolarmi sulle sue ginocchia – lei non mi scaccerebbe e mi accarezzerebbe sognante – ma il suo grembo accoglie già il figlio bambino. Facendo le fusa, con piccoli e ripetuti tocchi di testa contro le sue gambe, la saluto, e sfioro con le zampe il mantello blu e marrone che si ammucchia ai suoi piedi sul pavimento. Ecco. Il volume di pieghe gonfie morbide invitanti di velluto e seta e arabeschi dorati è il grembo che mi ospiterà. Delicatamente mi intrufolo tra le onde del suo manto di regina. E con le zampe anteriori aperte e gli unghielli che si mostrano solo per la soddisfazione che provo, impasto la seta e il velluto e l’oro; passo e ripasso con la zampa umettata di saliva gli occhi semichiusi, la fronte, la testa, le orecchie, e prima di accucciarmi compio sul cedevole panneggio come fosse erba lenti movimenti circolari per farne un giaciglio a mia misura. In questa tenera oscurità trovo rifugio. E mi addormento.

   E anche il Bambino Gesù, dopo la poppata, prenderà sonno tra le braccia della Madre, e lei, sorridente, ne veglierà con amore infinito il riposo, mentre san Luca continuerà a tracciare il profilo del suo viso regale in un tempo fermo per sempre; e i petali di quelle piccole rose bianche non cadranno; e i due spettatori continueranno a dare la schiena e a parlarsi sottovoce osservando il canale e il panorama della città; e il cielo non muterà colore.  

   Tra le pieghe profonde dell’abito e del mantello, nel tepore morbido e delizioso dove sono così felice di stare e di dormire tranquillo (nessuno mi disturberà, nessuna vecchia balia o serva verrà a scacciarmi, nessun rumore mi farà sobbalzare) emetto gorgoglii di piacere, e ho sogni fremiti e sussulti, e di tanto in tanto socchiudo gli occhi per godere del momento stesso in cui dormo, vedermi in lui, vedere il sonno che dormo. E amarlo. Come già lo amo. E vorrei che continuasse. Che continuasse. Io quieto nella mia tana di velluto lucente e risvolti dorati. Fino alla fine del mondo. Per l’eternità.

 

in Gazzetta di Parma, 7 gennaio 2024

* Il quadro di riferimento è San Luca dipinge la Vergine del pittore fiammingo Rogier van der Weyden      (1399 – 1464)