Passamanerie di stelle alpine

Passamanerie di stelle alpine

 

Per caso, frugando, ecco apparire sotto due tagli di stoffa Principe di Galles (uno con righina sottile rossa, l’altro a quadretti bianchi e neri) una scatola di cartone leggero.

Neppure il tempo di toglierla dall’armadio che già l’avevo aperta: passamanerie. Quel tesoro di fili colorati (il giallo, benché in penombra, mandava una luce dorata tenue discreta) mi piacque subito e così tanto che indugiai a guardarlo. Poi, volendo soddisfare subito la mia curiosità, abbandonai all’istante il progetto di dare aria alla casa chiusa da tempo. Senza indugio portai la scatola in cucina, mi sedetti su una sedia e incominciai a passarle in rassegna. Svolgendole per quel tanto che bastava a vederne il disegno, a coglierne la cromia poetica dell’ordito, una varietà inesauribile di mazzetti di fiori, di stelle alpine colorate in combinazioni con cervi, abeti, uccelli, foglie, cuoricini rossi e blu su sfondi a contrasto dorati, bianchi, verdi, azzurri ben intervallati o uniti tra loro da gambi sottili, da foglioline, da quadrettini…si dispiegò sotto i miei occhi divertiti. Veramente non si finiva mai di tirare fuori e stupirsi della diversità di quelle guarnizioni che di anno in anno - doveva essere così -  nuovi acquisti, effettuati durante le vacanze estive trascorse in montagna, alimentavano. Sul fondo della scatola apparvero pizzi alti, bassi, bianchi, écru, al tombolo, e cartoncini con bottoni di ogni foggia, e un assortimento di matassine da ricamo intatte, e ancora passamanerie a quadrifoglio rosso e verde, a rombi rosa e blu (una, deliziosa, a fondo bianco con casine blu e rosse e galletti sul tetto che si piegavano verso ciuffetti d’erba quasi a interrogarli curiosi), a stelle alpine in combinazione qui con il caro vecchio scarpone.

E mentre pensavo che mai, pur avendo frequentato a lungo la casa, avevo visto un solo strofinaccio da cucina, una sola tovaglietta da tè, un solo cuscino abbellito da una di queste guarnizioni, o ricamato, d’improvviso mi parve di capirne il sogno. Il desiderio. Quello di una casa linda, ordinata, di una casa dove regnava l’armonia, dove ognuno dei suoi membri contribuiva col proprio lavoro al benessere di tutti con serenità, con dedizione, con gioia…il sole poteva splendere o meno,  gli uccelli cantare o meno ma le tende i divani i cuscini i copriletti erano al loro posto - ti aspettavamo - come il buon odore del cibo che si spandeva in cucina, o il gatto che dormiva nel cestino della posta…la vita insomma, pur con i suoi inevitabili dolori e le sue delusioni, era comunque buona perché in casa regnava la concordia. L’amore. Questo sembravano dire le passamanerie i pizzi i bottoni le matassine da ricamo ammucchiati sul tavolo, questo era il sogno, esposto ora  impietosamente alla luce. E così irrimediabilmente morto. Rimisi tutto nella scatola. Tornai in guardaroba. E nell’armadio, sotto i tagli di stoffa dove l’avevo trovata, la seppellii di nuovo per altri anni. Come una piccola bara.

 

 

 in Gazzetta di Parma, 20 maggio 2018