Meret e il cestino di susine

Meret e il cestino di susine 

 

Appena scese dal letto, Meret infilò la felpa sopra il pigiama perché quella mattina, anche se era estate, faceva quasi freddo, poi corse in cucina dove trovò la mamma intenta a pulire le susine con uno strofinaccio. 

- Ciao, mamma. Che buon profumo di frutta si sente - disse la bambina sedendosi al tavolo. - Buongiorno, Meret. Sì, è davvero un buon profumo quello della frutta. Vedi che bel cestino di susine ho raccolto ieri? Con quelle più mature faremo una composta da mangiare a colazione o a merenda spalmata sul pane, con quelle più sode invece il primo clafoutis della stagione - rispose la mamma infilando una tazza di latte nel microonde per scaldarlo.- Il clafoutis! Evviva! Io e il babbo ce lo mangeremo tutto.- Mi serve il tuo aiuto però. Quando hai finito di fare colazione dovresti andare a prendere quelle cadute sotto la pianta: la pioggia e il vento di questa notte erano così forti che chissà quante ce ne saranno. Meret bevve d’un fiato il latte, mangiò qualche biscotto e impaziente, anche per aver visto dalla finestra Pandus, il suo gatto bianco, disteso sopra il cofano della macchina del babbo, uscì fuori senza cambiarsi. Infilati gli stivaletti e preso il suo cestino dalla panca, si diresse subito da Pandus. Ma per quanto lo accarezzasse e lo sollecitasse con inviti e promesse di croccantini golosi a seguirla come spesso accadeva, questa volta, pur facendo le fusa, il gatto continuava a starsene lungo e disteso al sole.- Va bene, ho capito, pigrone, andrò da sola.Sotto la pianta, proprio come aveva detto la mamma, nell’erba secca e bagnata, c’erano così tante susine che il cestino si riempì in fretta. Meret tornò a casa vuotarlo, e a mettere anche la pomata lenitiva sulle punture delle zanzare (qualche zanzara c’è sempre) che le procuravano un fastidioso prurito. In cucina trovò anche il babbo.- Ciao, Merettina. Sei ancora in pigiama, vedo. Cosa c’è nel tuo cestino? Susine? Quante! Generose le piante! - e vi affondò il viso con gli occhi chiusi. - Profumo conturbante. Profumo d’estate. Profumo d’infanzia…Ricordo quando, da bambini, andavamo negli orti a rubare la frutta… -  ma non terminò la frase perché, scelta una susina, se la portò alla bocca e prese ad assaporarla con golosità.- Non l’hai lavata, babbo. Sono tutte impolverate.- Non è polvere vera questa. Ma una sostanza cerosa che viene prodotta dalle cellule superficiali dei frutti (si trova anche sulle bucce degli acini d’uva se fai lo sforzo di ricordare i grappoli), e serve a proteggerli dai raggi ultravioletti del sole e dalla eccessiva disidratazione. Questo velo biancastro sparisce a toccarlo e lascia luccicare la buccia sottostante. Come vedi, cara, anche la frutta ha le sue strategie di difesa.- Sai che la mamma ci fa il clafoutis?- Idea eccellente. Quest’anno non l’abbiamo ancora mangiato. Non c’erano ciliegie, purtroppo. Rimedieremo  dunque con le susine, impareggiabili regine dei nostri frutteti familiari, dei nostri orti domestici. Siamo fortunati. Altro che le susine giapponesi che trovi in qualsiasi supermercato! Ah, le nostre amate susine. Piccole, viola, zuccherine. Dal gusto in-com-pa-ra-bi-le -  scandì guardando ispirato, un frutto per mano, il cestino ricolmo.Meret e la mamma si misero a ridere: quando il babbo declamava con una faccia buffa le virtù di insetti o di piante o di frutti come se si trovasse sul palcoscenico di un teatro, loro si divertivano molto, e gli chiedevano di ripetere la scena una, due, tre volte…E il babbo, che lo sapeva - era così bello vederle ridere -, proprio per questo spesso si improvvisava attore, e replicava senza farsi tanto pregare.

 

  in Gazzetta di Parma  23 luglio 2017