Meret e l'Orchis purpurea
Meret e l’Orchis purpurea
- Mamma, presto, vieni a vedere.
Meret aveva fatto irruzione in cucina e ancora ansimante aveva preso per mano la mamma e la tirava verso la porta.
- Cosa c’è di così urgente da vedere? Non puoi aspettare? Devo finire di preparare il sugo per la pasta. È tardi.
-No. Devi venire subito - insistette Meret tenendola ben stretta.
- Va bene. Vengo.
Spense il fornello e seguì Meret giù per le scale.
Una volta fuori, camminando svelta nell’erba alta, Meret la condusse dietro le magnolie dove prosperava un boschetto marginale di noccioli e di ciliegi selvatici. E lì, sopra le foglie secche e il muschio umido, apparve, in tutta la sua regale bellezza, l’Orchis purpurea. La mamma si portò una mano alla bocca a soffocare un’esclamazione di stupore mentre Meret, giubilante, non faceva che passare lo sguardo da lei all’Orchis e viceversa. Mentre la mamma ancora sopraffatta dalla sorpresa non riusciva a dire una parola e continuava a guardarla incantata, Meret si coricò nell’erba con il viso all’altezza del fiore.
- È tutta fiorita. Però non ha profumo.
- Quest’anno me n’ero completamente dimenticata. Sei stata brava, Meret, a ricordartene: perdere la fioritura dell’Orchis purpurea sarebbe stata una grave dimenticanza perché l’Orchis è bellissima.
Si avvicinò e si mise in ginocchio per poter ammirare da vicino quell’infiorescenza densa, bianca e rosa con macchie scure porporine che splendeva solitaria nell’ombra leggera.
- Hai visto com’è elegante? Guarda: le foglie sono spesse, lucide e allungate; il fusto dritto, robusto; l’infiorescenza incantevole con questa spiga cilindrica fitta di fiori rosso porpora. Qui nella parte inferiore i tre lobi distinti del petalo si vedono molto bene, quello mediano, più grande, ha al centro una piccola linguetta e…
Mamma non finì la frase. Distolto lo sguardo dal fiore stava osservando all’intorno con attenzione.
- E’ isolata. Non ne vedo altre qui in giro. Di solito l’Orchidea maggiore (chiamata così perché tra le orchidee selvatiche è quella che ha il fiore più grande) forma gruppi di quattro, cinque…anche più esemplari…non molto vicini tra loro, ma tutti visibili insieme.
Meret si alzò e perlustrò attentamente il boschetto scostando i rami bassi del nocciolo, muovendo con delicatezza le foglie secche, piegando ciuffi d’erba, ma senza risultato.
- È sola, mamma. È proprio sola.
- Sì. Sembra anche a me. Proprio come l’anno scorso, ricordi? Speravo che dato il posto così favorevole per la sua crescita - la luce del sole è filtrata dai rami, l’umidità è costante, le foglie la proteggono…quindi può vivere indisturbata - potesse generare nuovi esemplari. Invece no. È sola. È la regina incontrastata di questa piccola radura.
- Mamma, mi fai una fotografia vicino all’Orchis?
- Sì. Vai a prendere la macchina fotografica. Sai dove si trova, no?
Meret corse via in un lampo per tornare subito dopo con la macchina fotografica. La diede alla mamma, e si coricò, il viso puntellato ai gomiti, vicino alla spiga fiorita. La mamma scattò diverse fotografie di Meret e dell’orchidea in pose allegre e divertenti.
- Adesso tocca a te, mamma.
- Non ho tempo, Meret. È mezzogiorno e il babbo sarà qui tra poco - rispose la mamma riponendo la macchina fotografica nella custodia e avviandosi verso casa.
- Io aspetto qui fuori in compagnia dell’Orchis.
Meret infatti si sedette vicino al fiore e, riparandosi la bocca con le mani come se parlasse all’orecchio della sua compagna di banco, bisbigliò qualcosa all’infiorescenza.
Come raccontò poi a tavola nel corso del pranzo aveva consigliato vivamente all’Orchis di riprodursi così, in compagnia di un esemplare della sua stessa specie, non sarebbe più stata sola nel bosco.
in Gazzetta di Parma, 24 aprile 2016