Donna a piedi nudi con tazza tra le mani

Donna a piedi nudi con tazza tra le mani

 Donna a piedi nudi, semisdraiata sul divano con plaid gettato dietro le spalle, cane o gatto (facoltativo) in grembo, e tazza tra le mani. Donna al balcone – rampicante sul muro, vasi di fiori, di erbe aromatiche, di pomodori per un tentativo (riuscito) d’orto –   lo sguardo fisso a un cielo azzurro o nuvoloso o rosa-tramonto (facoltativo) sorseggia distrattamente dalla tazza che tiene per il manico.

Donna seduta al tavolo-scrivania lavora concentrata al computer, ma tra le carte, il portapenne, la lampada, l’astuccio, i post-it, il temperamatite, il porta scotch, gli occhiali …compare, a portata di mano, la tazza. Donna a letto appoggiata ai cuscini, visibilmente sofferente, si sta misurando la temperatura, ma sul comodino, a infonderle un indubbio senso di calma e di tranquillità (“andrà tutto bene” anche se la febbre dovesse superare i 40 gradi) c’è la tazza con il suo inseparabile piattino. Donna intenta a leggere sotto la pergola o la tenda ombreggiante, con l’immancabile tazza sul tavolino da giardino in chiazze di sole e d’ombra. Donna in posizione del loto sull’amato tappetino con appena più in là, sul lucido pavimento, la tazza che aspetta, fedele come un cane.  Ecc. Ecc. Donna e tazza. Un binomio perfetto. Inscindibile. Basta sfogliare un giornale qualsiasi, guardare la pubblicità di qualche prodotto ed ecco: dove c’è una donna c’è una tazza. Senza dilungarsi sulle fattezze della tazza (” una tazza è una tazza, è una tazza, è una tazza”) la tazza in questione è stretta tra le mani o posata nei dintorni: tavolo, tavolino, scrivania, comodino, pavimento, altro… mai troppo lontana, sempre vicina, comoda da prendere. Perché la tazza soccorre. Fa compagnia. Accresce il piacere. Scalda. Conforta. Sorveglia. Accompagna. Sempre con discrezione.  La donna con la sua tazza devota pensa. Guarda. Chiacchiera. Ascolta. Lavora. Dorme. Riposa. Sogna. La tazza è l’amica del cuore. È il talismano. Bere dalla tazza la pozione magica. A piccoli sorsi. Glu-glu glu-glu. Che conforto. Fare durare il più a lungo possibile la magia di quel contatto. Di quel sussurrare ambrato e dolce, affettuoso e amoroso. Se poi si sorseggia da una vecchia tazza trovata al mercato delle pulci (quindi pagata pochissimo ma di grande eleganza perché dipinta a mano) allora si raggiunge l’apice del connubio donna-tazza. Glu-glu-glu-glu. (Imparare l’arte di leggere nella tazza i fondi del caffè al fine di predire il futuro pur di non separarsene.) In ogni caso una tazza tra le mani è meditazione. È svuotare la mente. È entrare in contatto con il nostro io più profondo ottenendone un immediato effetto benefico sulla psiche e sul sistema immunitario che ha bisogno, sempre, di essere rafforzato.

 Aveva scritto tutta la mattina. Si sentiva infreddolita. Doveva bere qualcosa di caldo. Subito. Da una tazza ovviamente. Però. Non sarebbe stato meglio tenere un bicchiere di birra e scotch di fianco alla tastiera del computer (macchina per scrivere) come faceva Bukowski?

 

in Gazzetta di Parma, 20 settembre 2020