Estate sonora futurista

Estate sonora futurista

 

L’estate entra dalla finestra aperta. La notte. Nell’alveo buio della via Emilia il rumore del traffico scorre monotono, uniforme quando d’improvvido il sound di una moto arriva e in piena accelerazione Vrooooom lo taglia orizzontalmente e Ooooomm svanisce in una sofficità di bambagia.

Il rumore si va ricomponendo ma un sound più rabbioso e feroce del precedente Brooomm sopraggiunge, lo sconvolge e di nuovo si perde lontano Ooooomm mentre un altro dietro lo segue e insegue Rooooom e altri ancora sbucano dallo scarico delle moto come animali feroci dalle tane e in branco, famelici, rincorrono prede illusorie nella savana della notte. In una parvenza di silenzio il suono ritmato lungo e regolare del treno che passa sulle giunture dei binari Tutum Tutum Tutum si stampa facile come formina di bambini sulla sabbia nera, ma quello dell’alta velocità sfreccia Zuuuuum e fulmineamente lo travolge.  Il flusso della strada torna a ronfare placido come ron ron di gatto grasso e ben pasciuto appena infastidito dal lento, troppo lento Prrrrrr di un motorino come Zzzzzz di zanzara all’orecchio che un ruggito metallico inghiotte senza neppure avvedersene. Ristagna un silenzio sospeso. Ma il prossimo rombo, grintoso, non tarda ad arrivare Buaaaaap, a ripetersi Buaaaaap e altre esplosioni e scopiettii e frenate e scalate e accelerazioni si susseguono – l’estate del resto è la stagione delle moto. Come è la stagione delle cicale che friniscono e quel suono fragoroso e ipnotico di timballi Fri Fri Fri Fri riempie senza sosta la massa scura del parco: sono i maschi, insonni, che chiamano fin dal mattino le femmine Fri Fri e vanno avanti a frignare fino a notte fonda. Ma non c’è notte fonda. Il cuore della notte d’estate vuole fare sapere che è vivo e pulsa Dum dum dum negli strappi della musica delle macchine in corsa Dum dum dum – la percussione del basso potente a tutto volume accompagna lo strombazzare insistito dei clacson, le risate, le voci delle ragazze. Velocità. Alcol. Sesso. Droga. Schiuma odorosa di fritto oleoso e denso e fumi di barbecue galleggiano sopra le onde del buio, ristagnano in anfratti di rumori, in gole di cilindri, si scompongono in arcipelaghi di plastica sotto lo scoppio di deflagrazioni sonore: la sirena della polizia Uaaaaa, dell’ambulanza Eooh Eooh, del camion dei pompieri Pi po Pi po mentre lampeggianti e fari scandagliano occhiuti l’oscurità per soccorrere naviganti che vogliono solo perdersi, sperimentare l’estasi, accompagnare con danze tribali e grida il sibilo e le esplosioni di fuochi d’artificio Fiiiii Boom Fiiiii Bam  colorati ed effimeri. Vicino, quasi fiabesco, è il Cri Cri dei grilli come ghiaietto di ciottoli risvoltati dalla risacca sulla riva. La finestra aperta sulla notte afosa e torrida dell’estate è orecchio rassegnato. (Solo i voli dei pipistrelli emettono onde acustiche che non si sentono.) Chiuderla. Andare a letto. Addormentarsi nel rumore del silenzio Ssssss – un silenzio sonoro futurista Ssssss.

 

in Gazzetta di Parma, 9 settembre 2018